Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28952
Alcuni suggerimenti per un regalo di Natale: perdono per un tuo nemico, tolleranza per un tuo avversario, il tuo cuore per un tuo amico, un buon servizio per un tuo cliente. Carità per tutti e buon esempio per i bambini. Rispetto per te stesso.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28955
E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. ...
E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28956
Nel piccolo paese di Obendorf, in Austria, un giovane sacerdote, padre Mohr, stava dando le ultime istruzioni ai bimbi e ai piccoli pastori per provare il canto da eseguire nella notte di Natale.
Tra le navate silenziose si spandeva l'eco di un vocio allegro e di piccole risatine.
«Buoni, silenzio! Incominciamo!».
Ma come padre Mohr appoggiò il dito sulla tastiera dall'interno dell'organo uscì uno strano rumore, poi un altro e un altro ancora.
«Strano», pensò il giovane prete. Aprì la porticina dietro l'organo e dieci, venti topi schizzarono fuori inseguiti da un gatto.
Povero padre Mohr. Si voltò a guardare il mantice: completamente rosicchiato e fuori uso. «Pazienza», pensò, «faremo a meno dell'organo».
Ma anche i piccoli cantori all'apparire dei topi e del gatto si erano scatenati in una furibonda caccia. Ed ora non c'era più nessuno. Con l'organo in quelle condizioni e il coro dileguato dietro ai topi, addio canto di Natale.
Fu un momento di grande sconforto per padre Mohr. Mentre, davanti all'altare maggiore si chinava nella genuflessione gli venne in mente l'amico Franz Gruber il maestro elementare che, oltre ad essere un discreto organista, se la cava bene nel pizzicare le corde della chitarra.
Quando padre Mohr giunse a casa sua, Gruber stava correggendo i compiti degli scolari al debole chiarore di una lucerna.
«Bisogna inventare qualche cosa di nuovo per la messa di mezzanotte, un canto semplice che accompagnerai con la chitarra. Qui ho scritto le parole: sta a te vestirle di musica... Ma in fretta mi raccomando!»
Uscito padre Mohr, Gruber prese subito in mano la chitarra e dopo aver scorso il testo lasciatogli dal prete cominciò a cercare tra le corde le note più semplici.
A mezzanotte in punto, del 24 dicembre 1818, la chiesa parrocchiale traboccava di fedeli.
L'altare maggiore era tutto sfolgorante di lumi e di candele accese.
Padre Mohr celebrava la S. Messa. Dopo aver proclamato il vangelo di Luca che narra la nascita del Salvatore si avvicinò, con il maestro Gruber al presepio e con la voce tremante intonarono: «Stille Nacht, Heilige Nacht (Notte silenziosa, Notte santa) ... ».
Dalle navate si persero nel silenzio le ultime parole del canto. Un attimo dopo l'intero villaggio le ripeteva davanti a Gesù, come la schiera degli angeli del vangelo di Luca. E da allora non si è più smesso di cantarlo, non solo ad Obendorf ma in tutto il mondo. È diventata una delle musiche più care del Natale.
In quanto a padre Mohr e a Franz Gruber , nessuno dei due ha avuto il tempo di rendersi conto di quanto hanno donato al mondo senza aver avuto in cambio nulla.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28963
Il senso della vita nelle parole di Gesù.
Eugenio Scalfari e il cardinale Martini ragionano sui nodi che stringono fede ed esistenza terrena.
Due punti di vista partiti da premesse diverse cercano nella giustizia nella carità e nel perdono una prospettiva comune.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28964
Scalfari Vorrei cominciare il nostro dialogo da un nome e dalla persona che lo portava: Gesù. Per me quella persona è un uomo nato a Betlemme, dove i suoi genitori Giuseppe e Maria che vivevano a Nazareth si trovavano occasionalmente il giorno e la notte del parto. Per lei, eminenza, quel bambino è il figlio di Dio. Sembrerebbe che la differenza tra noi su questo punto sia dunque incolmabile. Eppure è proprio quel nome che ci unisce. Lei lo chiama Gesù Cristo, io lo chiamo Gesù di Nazareth; per lei è Dio che si è incarnato nel Figlio, per me è un uomo che è creduto essere il Figlio e in quella convinzione ha vissuto gli ultimi tre anni della sua vita, gli anni della predicazione e poi della "passione" e del sacrificio. Ma la predicazione è appunto quel tratto della sua vita che ci unisce. Ho pensato molto all'incontro di due persone già avanti negli anni che vengono da educazioni, culture e percorsi di vita così diversi che sono desiderosi di conoscersi sempre più e sempre meglio. Ha un senso tutto questo? Qualche volta penso che lei speri di convertirmi, di farmi trovare la fede. Questo rientrerebbe nei suoi compiti di padre di anime. È questo che lei si propone?
Martini No, non penso di convertirla anche se non possiamo escludere né io né lei che ad un certo punto della sua vita la luce della fede possa illuminarla. Ma questa è un'eventualità che riguarda solo lei. Lei cerca il senso della vita. Lo cerco anch'io. La fede mi dà questo senso, ma non elimina il dubbio. Il dubbio tormenta spesso la mia fede. È un dono, la fede, ma è anche una conquista che si può perdere ogni giorno e ogni giorno si può riconquistare. Il dubbio fa parte della nostra umana condizione, saremmo angeli e non uomini se avessimo fugato per sempre il dubbio. Quelli che non si cimentano con questo rovello hanno una fede poco intensa, la mettono spesso da parte e non ne vivono l'essenza.
La fede intensa non lascia questo spazio grigio e vuoto. La fede intensa è una passione, è gioia, è amore per gli altri ed anche per se stessi, per la propria individualità al servizio del Signore. Il Vangelo dice: ama il tuo prossimo come ami te stesso. Non c'è in questo messaggio la negazione dell'amore anche per sé, l'amore - se è vera passione - opera in tutte le direzioni, è trasversale, è allo stesso tempo verticale verso Dio e orizzontale verso gli altri. L'amore per gli altri contiene già l'amore verso Dio. Lei ama gli altri?
Scalfari Non sempre, non del tutto. Mentirei se dicessi che amo gli altri con passione come amo alcune persone a me vicine e mentirei se dicessi che l'odio è un sentimento a me ignoto. Detesto l'ingiustizia e odio gli ingiusti. I diversi da me li tollero e in qualche caso li amo pensando che la loro diversità sia ricchezza. Ma gli ingiusti no.
Martini Forse lei ricorderà che sul tema dell'ingiustizia abbiamo molto discusso nel nostro precedente incontro.
Scalfari Lo ricordo benissimo. Io le domandai quali fossero i peccati più gravi e lei mi rispose che la precettistica della Chiesa enumera una serie di peccati numerosa. In realtà - mi disse e io l'ho trascritto fedelmente nell'articolo che feci dopo quel nostro incontro - il vero peccato del mondo è l'ingiustizia, dal quale gli altri discendono.
Martini Sì, lei ricorda bene, dissi così. Ma forse non approfondimmo abbastanza che cosa intendevo con la parola ingiustizia.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28965
Martini Ebbene l'ingiustizia è la mancanza di amore, la mancanza di perdono, la mancanza di carità e il sentimento di vendetta.
Scalfari Lei mi disse anche che il sacramento della confessione e della penitenza, fondamentale per i cristiani, non è più vissuto e praticato come dovrebbe essere.
Martini La penitenza non è quella di recitare dieci "paternostri" ma scoprire la bellezza della carità e metterla in pratica.
Scalfari Mi ricorda il pentimento dell'Innominato del Manzoni nei Promessi sposi....
Martini La lotta contro l'egoismo è molto lunga.
Scalfari Ne deduco che il Creatore ha creato un mondo ingiusto.
Martini Il Creatore ha donato agli uomini la libertà. Essa può generare la solidarietà verso gli altri, ma anche l'egoismo, la sopraffazione, l'amore verso il potere. Ho letto il suo ultimo libro, lei parla di queste cose.
Scalfari Sì, anch'io penso che l'istinto d'amore pervada la vita delle persone ma abbia diverse dimensioni e direzioni. Lei lo chiama amore, io lo chiamo eros, lei chiama il bene carità ed io lo chiamo sopravvivenza della specie, cioè umanesimo. Mi sembra che con parole diverse diciamo la stessa cosa. Gesù, per quanto capisco, tentò il miracolo di cancellare l'amore per se stessi, ma quel miracolo non riuscì.
Martini Gesù non tentò di cancellare l'amore per se stessi, anzi lo mise come misura per l'amore degli altri.
Scalfari Io penso che la vita sia cominciata da un essere monocellulare e poi sia andata vertiginosamente avanti secondo l'evoluzione naturale. Noi abbiamo una mente riflessiva che ci consente di pensare noi stessi e di vedere le nostre azioni, ma nell'economia dell'Universo siamo un piccolo evento: così è nato il mondo e noi tutti e così scomparirà. A quel punto nessun'altra specie sarà in grado di pensare Dio e Dio morirà se nessun essere vivente sarà in grado di pensarlo. Noi non siamo una regola, noi siamo un caso, una specie creata dalla natura, come credo io, o da un dio trascendente come crede lei. Spinoza dice: Deus sive Natura, oppure anche Natura sive Deus. Lei sa che questa concezione della divinità, così intensa come lei ha, sconfina nell'immanenza? Una scintilla di Divinità sta dunque in tutte le creature viventi ed è appunto la vita.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28966
Martini Lei mi domandò nel nostro precedente incontro che cosa io pensassi dell'affermazione del teologo Hans Küng che sostiene la fede verso la vita come la condizione preliminare e necessaria per arrivare alla fede in Dio. Lo ricorda?
Scalfari Sì, ricordo anche che lei era d'accordo con quell'affermazione.
Martini È vero e lo si vede osservando un bimbo appena nato il quale si affida nelle mani dei genitori totalmente. Anche lei è venuto qui nella fiducia che non avrebbe trovato nessuno con un fucile spianato. Questa è una forma primaria di fede.
Scalfari Chiaro. Lei ha detto in un suo scritto che è un errore affermare che Dio sia cattolico.
Martini Sì, l'ho detto. Dio è il Padre di tutte le genti, quindi apporgli l'aggettivo cattolico è limitante.
Scalfari Ammetterà tuttavia che il monoteismo cristiano è assai diverso da quello ebraico e anche da quello dell'islam. In quelle religioni la Trinità sarebbe considerata eresia inconciliabile con il Dio unico. In quelle religioni il Dio unico è innominabile e non raffigurabile, per i cristiani invece ha il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ed è stato dipinto e scolpito per millenni. La storia dell'arte occidentale è in gran parte la storia di Dio, del Figlio, della madre del Figlio, dei Santi. Si può dire che il cristianesimo è una religione monoteista? Oppure storicamente è una religione ellenistica?
Martini La Trinità è Dio-comunione. Il Figlio è la Persona con cui il Padre si manifesta agli uomini. Forse il modello "ontologico" con cui si è pensata la Trinità fino ad oggi dovrebbe cedere il passo al modello "relazionale" che aiuterebbe meglio anche il dialogo orizzontale. Quanto ai Santi, non sono solo intermediari tra noi e Dio ma anche testimoni del bene e forse la Chiesa ne ha canonizzati troppi.
Scalfari Dunque quando la nostra specie scomparirà e quando il giudizio universale sarà avvenuto il Figlio non avrà più ragion d'essere e lo Spirito santo neppure.
Martini Non esattamente, il Figlio sarà la beatitudine delle anime che vivranno nella luce.
Scalfari Senza memoria del sé terrestre che hanno abbandonato?
Martini Noi uomini non siamo in grado di sapere queste cose, di conoscere l'aldilà. Sappiamo però che Paolo dice che la Carità non avrà mai fine. Quindi supponiamo che riconosceremo ciò che abbiamo vissuto nell'amore.
Scalfari Dio è il padre di tutte le genti, ma la Chiesa ha fatto del Dio cattolico anche una bandiera d'identità, di guerra e di stragi.
Martini Quando ha fatto questo ha sbagliato. La Chiesa, come tutte le istituzioni terrene, contiene il bene ed il male ma è depositaria di una fede e di una carità molto grandi. Anche Pietro rinnegò.
Scalfari Forse è troppo istituzione.
Martini Forse è troppo istituzione.
Scalfari Forse è troppo dogmatica.
Martini Direi in un altro modo: l'aspetto collegiale della Chiesa è stato troppo trascurato. Secondo me questo punto andrebbe profondamente rivisto.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28970
Il dipinto si trova nella Sala Grande della Scuola di San Rocco a Venezia, a pendant con un ovale dove è rappresentata la Tentazione di Adamo ed Eva, con un criterio di stretta corrispondenza inversa (il peccato originale e la sua futura redenzione). Tema fra i più rappresentati dal Medioevo in poi, l’adorazione dei pastori conosce nell’interpretazione di Tintoretto un rinnovamento radicale dei canoni compositivi, come osservò per primo Carlo Ridolfi nel 1648, segnalando la “stravagante invenzione, essendo la Vergine collocata sopra le baltresche di un fienile”. Il pittore ci introduce in punta di piedi nell’atmosfera raccolta di un’umile casa colonica in abbandono, a due piani. Il tetto è parzialmente crollato e, dall’incrocio delle travi rimaste, prive in gran parte della copertura di paglia, lo sguardo ha agio di spaziare oltre, verso un cielo rosseggiante. Una scatola prospettica audace e perfetta, la cui soluzione scenografica sembra precorrere gli esiti stupefacenti della pittura del secolo successivo. Il dipinto è costruito attraverso la trama dei contrasti di un colorismo cupo e vibrante, che si esalta sotto il balenio della luce che scende dal tetto scoperchiato a disegnare i volumi, a scolpire le figure, ad accordare toni di rosso alle stoffe, ad accendere d’oro la paglia della mangiatoia. Il chiaroscuro è intenso, drammatico, e anticipa la suggestiva Annunciazione di Caravaggio. La luce rossastra, densa di vapori, si anima di volti angelici, i cherubini, creature divine che trovano forma fisica nelle volute di fumo, nel vapore sospeso, come nella stupenda Ultima Cena di San Giorgio Maggiore. Abituati come siamo alla Sacra Famiglia in primo piano, scopriamo con sorpresa che i protagonisti qui sono gli umili, i Pastori, con gli animali. Hanno portato umili offerte, il poco che possiedono. Sull’impalcato di legno, lievemente scorciate dal basso, le figure di Maria, Giuseppe e il bambino ricevano l’omaggio di due donne che porgono i doni che i compagni passano loro dal basso. La Madonna si volge verso le donne e solleva un lembo della stoffa che protegge il bambino, per mostrarlo. San Giuseppe la osserva pensoso. Il Vasari definiva Tintoretto “stravagante, capriccioso, presto e risoluto e il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura”, considerava le sue opere “fatte da lui diversamente e fuori dall’uso degli altri pittori”, certamente un omaggio alla capacità inventiva dell’artista, originale nell’interpretazione e coraggioso nella decisione di praticare strade non percorse da altri. “Il più arrischiato pittore del mondo” lo definiva Ridolfi nel 1648, raccontando che nel suo studio l’artista raccoglieva gessi e modellini che poi copiava, studiando gli effetti della luce aiutandosi con una lanterna, allestendo anche piccole scenografie, prospettive teatrali in miniatura, animate poi da piccole figure modellate in cera, a volte vestite di stracci, per studiare l’effetto delle pieghe, e illuminando il tutto con delle candele, per verificare gli effetti della luce. La gestualità del dipinto è marcata, teatrale, il messaggio si affida ad una religiosità di sapore popolare, scevra da implicazioni teologiche e scritturali. E’ il linguaggio dei semplici a parlare, la coralità dei poveri, la fede senza compromessi di chi, calpestato dalla storia, continua a credere e ad affidare alle preghiere la speranza di un conforto almeno nella vita ultraterrena. Spazio reale, sensibilità “pauperistica” e luce allucinata, straniante, divina, animata da bagliori improvvisi: così Tintoretto rinnova la scena più tradizionale dell’iconografia cristiana.
Calendario dell'Avvento 2013
11 years 3 months ago #28973
8.
A far capire tutto a Massimo fu il sorriso.
Il sorriso di Orfei, all’inizio assolutamente serio, che aveva sorpreso i lineamenti cupi del barbone quando Gino aveva pronunciato la parola «stratega», e che aveva impiegato qualche secondo per sparire, mentre Fusco battibeccava coi vecchiacci.
Il sorriso di chi è orgoglioso che si parli di lui.
Massimo ci mise una decina di secondi, forse, a mettere insieme tutti i pezzetti della questione; secondi alla fine dei quali, come d’abitudine, si rese conto di essere arrossito in modo violento. Continua così, dai: hai quarant’anni e fischia, e quando vieni a capo di un problema ti emozioni. Un bambino con la barba, ecco cosa sei. Ancora non ho capito se è un bene o un male.
Quando tornò davanti al barbone il suo problema, quindi, non era più «chi è che rovescia tutti i bidoncini», ma «come faccio ad affrontare la questione».
Quando si vuole iniziare una discussione con un interlocutore difficile, molti esperti consigliano di cominciare con una domanda alla quale il nostro interlocutore risponda «sì»; la cosa, pare, ha un effetto positivo sulla persona con cui volete parlare. Qualunque domanda, se sortisce una risposta affermativa, vi apre uno spiraglio. Con Orfei, la domanda era effettivamente abbastanza facile.
«Ne vuole un altro?» chiese Massimo indicando il bicchiere di rosso, ormai vuoto.
Il barbone rimase immobile. Non ho soldi, disse con lo sguardo.
«Offro io» disse Massimo. «È Natale. Anzi, è passato Natale. Ancor meglio».
«Allora grazie» disse Orfei, con slancio. E mise il bicchiere davanti a Massimo, tante volte cambiasse idea.
Massimo, mentre versava, guardò il barbone e si convinse che poteva tentare.
«Ho visto che lei è adorato dai cani».
«Eh?».
«Ho visto che i cani la amano. Prima quel retriever le si è strusciato come se lei fosse la sua mamma».
Orfei grugnì con approvazione.
«Eh. I cani lo sanno, che sono bravo. I cani sentono tutto. Non gli si nasconde niente, ai cani».
«Meglio di certe persone, vero?».
«Meglio di tutte le persone». Orfei guardò Massimo per un secondo, e levò in alto il calice. «Di quasi tutte le persone».
Massimo rimase in silenzio. Di fatto, non sapeva come continuare. Per fortuna, il secondo bicchiere sembrava aver sciolto il barbone in modo deciso.
«I cani sono fedeli. I cani non ti chiedono dove sei stato fino a quest’ora. I cani non ti chiedono se hai bevuto, o quanto hai bevuto. Sono figli di puttana esattamente come te. Non si credono di essere meglio di te perché sono dottori. O perché sono donne. O perché hanno i soldi, i cani non ce l’hanno i soldi. Sono come te. E lo sanno. E gli vai bene. Sono le bestie migliori».
«A me piacciono molto anche i cavalli» provò Massimo, con finta timidezza. La prendo larga. Vediamo se arrivo a qualcosa.
«I cavalli sono bestie di merda. Non ci puoi ragionare, con un cavallo. O urlare. Capiscono solo morsi, botte e spintoni. Non hanno il corpo calloso, i cavalli, nel cervello. Sono limitati».
«Quindi domarli è difficile».
«Difficile? No, è facile. Gli devi far capire che il più forte sei te. E questo prima o poi glielo fai capire. Ma il cavallo è una preda. È una bestia nata per stare in movimento. E col cavallo devi stare sempre attento, sennò gli metti paura. Ti avvicini da davanti, e cosa capisce il cavallo?». Orfei alzò le mani. «Predatore. Ti avvicini dal lato sbagliato, e si sfava. Gli metti accanto il cavallo sbagliato, e si sfava. Sempre tremila attenzioni, col cavallo. Bestia di merda. Ciò lavorato una vita, quand’ero nel circo. La bestia peggiore».
«Invece col cane…».